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(Foto: PHILIPPE HUGUENAFP/Getty Images)[/caption]
Mastro birraio si diventa. Un mantra di cui sempre più italiani si stanno convincendo. E così, se da un lato i birrifici artigianali si stanno ritagliando via via le loro fette di mercato, dall’altro c’è chi vuole provare l’ebbrezza di confezionarsi una bionda su misura direttamente nella cucina di casa. In completa autonomia, o tutt’al più cercando consiglio in qualche forum (un esempio? Area birra.it). È sufficiente un kit - acquistabile anche in Rete - che comprenda tutto il necessario, dal fermentatore al malto, dal termometro alla tappatrice. Detto ciò, funziona davvero? Sì. Basta seguire (scrupolosamente) qualche piccolo accorgimento e attendere qualche giorno. Prima di sedersi sul proprio divano in pieno stile Homer Simpson. Senza Duff, ma con la propria creatura tra le mani.
Diamoci una ripulitaPrima di intraprendere il cammino del luppolo, è necessario assicurarsi di lavorare in un ambiente totalmente incontaminato. Impossibile nella mia cucina, direte voi. Errore: è sufficiente ripulire il piano di lavoro e soprattutto gli strumenti con cui si andrà a lavorare. Una soluzione di metabisolfito di potassio (opportunamente diluita, ne bastano 4 cucchiaini in un litro d’acqua) è quello che serve.
Scaldiamo i motori. E tutto il restoAssieme al vostro kit avete ordinato una lattina, che contiene il preparato di malto e luppolo (anche in questo caso i negozi online sono molteplici, come pinta.it o birramia.it). Scaldatela per alcuni minuti in una pentola di acqua calda. Obiettivo: far sì che il contenuto si possa liquefare con il caldo. Preparate una pentola con circa acqua a 60 gradi, versate il preparato e completate il tutto con lo zucchero (le quantità di acqua e zucchero dipendono dal kit in vostro possesso). Mescolate, mescolate, mescolate.
Dalla padella al fermentatoreUna volta ottenuto un liquido omogeneo, versate tutto quanto nel fermentatore. È quindi necessario completare il tutto versando acqua tiepida, cercando di arrivare a una temperatura compresa tra i 20 e i 30 gradi. A questo punto è necessario preparare i lieviti, sciogliendoli in una scodella ben pulita con qualche cucchiaio di acqua anche in questo caso rigorosamente tra i 20 e i 30 gradi (è questa la chiave del successo). Una volta pronti, versateli nel composto.
Tempo al tempo. E alla fermentazioneChiudere il fermentatore con il suo coperchio, su cui svetta orgoglioso il gorgogliatore (che no, non è un nuovo inviato di Striscia la Notizia). Riempite quest’ultimo con qualche millilitro d’acqua: i suoi gorgoglii (esattamente come suggerisce il nome) saranno utili per capire se la birra sta realmente fermentando e a che velocità. Se dopo un giorno, o al massimo un giorno e mezzo, ancora tutto tace, controllate di avere chiuso correttamente il recipiente e rimescolate con l’apposito arieggiatore (una palettina forata). Per il resto, è sufficiente attendere una settimana, lasciando il tutto a una temperatura stabile di circa 20 gradi.
Tappo a chi?Una volta controllata con il densimetro (sempre nel kit, don’t worry) la densità della vostra birra – che alla temperatura di 20 gradi deve risultare leggermente più densa dell’acqua – è arrivato il momento di imbottigliare. Pulite dunque le bottiglie e aggiungete la giusta dose di zucchero, prima di procedere al travaso della birra, mai fino all’orlo. Questa nuova aggiunta di zucchero permetterà ai lieviti rimanenti di dare via alla rifermentazione in bottiglia: risultato, la schiuma in superficie. Perché, “la birra ha da schiumà”. Tappate tutto quanto con un tappo a corona utilizzando la vostra tappatrice e attendete ancora un paio di settimane.
Tre, due, uno… Via al brindisiQuando la rifermentazione sarà completata, la vostra birra sarà finalmente pronta per l’assaggio. Tutti i passaggi che avete letto qui sopra sono ovviamente riportati nel manuale che arriverà a casa vostra insieme con il kit, ma abbiamo voluto ripercorrere tutto quanto insieme per dimostrarvi che non c’è nulla di particolarmente complesso. Se tutto quanto andrà in porto correttamente, poi, siete liberissimi di inventarvi un nome per la vostra opera d’arte in bottiglia (c’è chi ha scelto di dedicarla alla propria fidanzata, al proprio cane o alla via in cui è nato). Per poi vantarvene in modo ripetuto e molesto a tavola con gli amici. Cin cin.
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