il Resto del Carlino | Cerelia, tra i monti di Vergato il crociato dell’acqua pura - Cronaca - ilrestodelcarlino.it

2022-08-19 17:49:17 By : Mr. Simon Liu

Bologna, 25 settembre 2012 - NON È PROPRIO facile come bere un bicchier d’acqua. Venderla in bottiglia, infatti, è tutta un’altra cosa. Molto più complicata. Ma su questa attività, Ernesto Rinaldi e la sua famiglia ci hanno costruito un’azienda. Che, pur nelle sue ridotte dimensioni, è sinonimo da decenni di ottima qualità e rispetto dell’ambiente. L’azienda è la Cerelia, produttrice, ma sarebbe meglio dire imbottigliatrice, dell’omonima acqua, che sgorga da una sorgente posta in quel di Vergato.

Fondata nel 1947 dai fratelli Natalini, la Cerelia venne acquistata nel 1970 da Adriano Rinaldi, padre di Ernesto, che al tempo aveva quindici anni. Quattro anni di gestione e poi cominciano le operazioni di rinnovo dello stabilimento. Il giorno prima dell’inaugurazione, però, Adriano Rinaldi viene colpito da un infarto, e suo figlio Ernesto viene catapultato dentro la vita aziendale a liceo appena finito. Intanto che il padre si riprende, Ernesto si dimostra un ottimo apprendista ed entra in confidenza con tutti i meccanismi del lavoro. Poi, di nuovo affiancato da papà Adriano, continua il suo percorso nella Cerelia e si laurea in Economia e Commercio.

Rinaldi, non è stato un inizio semplice. «No, ma devo dire che papà mi ha aiutato molto. Mi ha lasciato spazio e ha discusso con me tutte le decisioni. Anche se il comandante della nave restava lui». Nessun conflitto, insomma. «No. Del resto, si fidava molto di me. Mi aveva emancipato a 16 anni, facendomi diventare maggiorenne e concedendomi firme in diverse società». Avete lavorato vicini per molti anni. «Gomito a gomito per diversi decenni». Il lavoro non vi mancava, visto che Cerelia è parte di un gruppo più vasto. «Sì, abbiamo interessi nella commercializzazione di bibite e nell’immobiliare. Fra tutte le società siamo sui 7-8 milioni di euro di fatturato». Come si fa a vendere l’acqua? «Be’, è un prodotto strano perché la cosa più importante è mantenerlo com’è. Nel caso di Cerelia, preservarne la qualità». Come si fa? «Si usa la tecnologia esistente. Negli anni Settanta, per esempio, ho dovuto imparare molte cose sulla microbiologia. Mi è servito a installare un laboratorio per il controllo dell’acqua». A cosa è servito? «A stabilire sempre più chiaramente quali sono le proprietà curative e salutistiche dell’acqua Cerelia. Nel tempo, noi abbiamo insistito molto sull’aspetto ambientale e sulla qualità dell’acqua». E’ un discorso che funziona oppure i consumatori preferiscono prezzi bassi e qualità incerta? «Se c’è una cosa che mi dà fastidio è sentire spacciare l’idea che l’acqua del boccione è uguale a quella minerale». Non lo è? «Per niente. L’acqua cosiddetta purificata è acqua del rubinetto, senza nessuna particolarità microbiologica. L’acqua del rubinetto deve essere potabile per definizione, giusto?» Almeno si spera. «Ecco, l’acqua purificata non è purificata affatto. E’ acqua potabile alla quale, al massimo, viene tolto il sapore del cloro o aggiunta anidride carbonica. Ma certo non ha nessuna delle proprietà di un’acqua minerale. E non costa affatto poco». Al ristorante la fanno pagare meno. «Meno quanto? Per un’acqua del genere, servita in caraffa, vengono chiesti 2 o 3 euro, cioè un prezzo esorbitante rispetto a quello di partenza». Però il prezzo è l’ostacolo maggiore alla diffusione dell’acqua minerale. «Dipende da chi lo fissa. Le nostre bottiglie da mezzo litro escono dallo stabilimento a 15 centesimi di euro. Il prezzo finale lo fa la distribuzione». Secondo lei acqua minerale è sempre sinonimo di qualità maggiore? «Nel nostro caso sì. Siamo stati i primi a ottenere nel 2003 la certificazione Emas (sistema comunitario di ecogestione, ndr) e nel 2007 quella Epd (dichiarazione ambientale di prodotto, ndr). Praticamente monitoriamo ogni passaggio dell’acqua dalla sorgente allo smaltimento della bottiglia. Poi la nostra acqua ha proprietà curative. Nello stabilimento c’è una scritta: ricorda che stai imbottigliando un’acqua pura e medicamentosa».